A partire dal gennaio 1992, in seguito alla vincita del "Premio Cicladol" con una ricerca sull'estinzione farmacologica di crisi emicraniche indotte, ho avuto l'opportunità di lavorare due mesi presso il Södersjukhuset di Stoccolma, in un Centro di ricerca neurologica del Karolinska Institutet diretto dal Prof. Karl Ekbom.
Il campo di interesse è stato quello della cefalea a grappolo, come mi confermò per lettera la Dott.ssa Elisabet Waldenlind, con la quale avrei poi lavorato.
Questa collega è un'esperta nel campo degli studi sulle cefalee ed è autrice di importanti lavori sull'assetto enzimatico delle piastrine e sugli aspetti endocrinologici nella cefalea a grappolo, nonché valente violoncellista.
Avevo avuto modo di conoscere il Prof. Ekbom in un congresso a Venezia durante il quale fu fondata la Federazione Europea delle Cefalee.
Pioniere degli studi in Europa sulla cefalea a grappolo, è tuttora uno dei più rappresentativi studiosi nel campo; dirige la Società Svedese delle Cefalee ed è socio fondatore della Federazione Europea.
L'occasione di lavoro ed aggiornamento era quindi preziosa e mi ripromettevo di trarne il massimo profitto.
Nei primi giorni dal mio arrivo a Stoccolma, l'accoglienza cordiale, gli stimolanti incontri coi colleghi, le visite degli angoli più interessanti della città non mi impedirono di sentirmi non completamente a mio agio.
Questa è una città in cui si può soffrire molto la solitudine perché le occasioni di svago e di incontro con la gente non sono evidenti a prima vista: inoltre la riservatezza scandinava non ama i divertimenti chiassosi, le feste affollate, il tirar tardi la notte.
Quindi non ci si sente subito "a casa propria": è necessario conversare, fare domande, cercare di capire.
In questo mi fu di aiuto la partecipazione ad un Congresso medico a Londra nei primi giorni del mio periodo di lavoro.
E così, a tratti, nelle fessure di un inglese ancora talvolta stentato, ma di giorno in giorno più sicuro, incominciavano ad uscire quadri di vita, lavoro, interessi, passatempi, evidenze dell'acutezza e dell'impegno di questa gente, del loro modo di essere, insomma.
Inoltre, a cercare bene, anche i locali dove passare la serata non mancano: ad esempio sono numerosi i jazz club ed i ristoranti con musica e vi sono spesso concerti classici alla Konserthuset e in alcune chiese.
Si può anche andare al Globen, grande anfiteatro al coperto, ad assistere a concerti rock o ad incontri sportivi.
Solo verso la fine del soggiorno ricevetti alcuni inviti a casa di colleghi e ad incontri, in particolare di interesse musicale.
Il lavoro comprendeva uno studio endocrinologico dopo stimolazione anti-dopaminergica (con metoclopramide) in 20 pazienti con cefalea a grappolo e 20 controlli.
Si sarebbe dosata la prolattina, il TSH, il cortisolo, gli ormoni tiroidei basali nel siero, e la melatonina, l'acido omovanillico (HVA) e l'acido 5-idrossi-indolacetico (5-HIAA) urinari.
E quindi inizia la raccolta della bibliografia, i pazienti cominciano ad affluire al laboratorio, bisogna seguire i loro tests, interrogarli (sanno quasi tutti l'inglese) circa le loro ultime crisi di cefalea, la periodicità degli attacchi, costruire schemi dei loro ultimi anni di sofferenza.
La cefalea a grappolo può essere terribile, distruggere la vita dei pazienti quando si cronicizza e non lascia più spiragli alla speranza di quiete, almeno per qualche mese: e anche quando ancora episodica, durante i periodi attivi sveglia i pazienti nel sonno, li strappa dal letto in preda ad un dolore brutale.
La crisi è in genere di intensità violentissima, accompagnata da stato di angoscia ed agitazione estrema; è stata definita "cefalea del suicidio" anche se poi ben pochi pazienti ricorrono durante una crisi a questo estremo tentativo di evitare il dolore.
Il soggetto è come sfigurato in volto, lacrimante, l'occhio del lato del dolore è tumefatto, iniettato, con la palpebra semichiusa; le crisi sopravvengono ad ore quasi fisse, e durano da mezz' ora a tre ore.
Purtroppo a crisi iniziata ben poco si può tentare per alleviare il dolore; si somministra l'ossigeno per via inalatoria, che provocando una decisa vasocostrizione agisce in senso positivo sulla attivazione dei recettori dolorifici perivascolari e sulla liberazione di mediatori chimici del dolore stesso.
L'ergotamina talvolta, in fase molto precoce della crisi è in grado di apportare sollievo.
Anche i più potenti antiinfiammatori-analgesici vengono usati, con risultati non sempre positivi.
Grande attenzione è ora puntata sul sumatriptan, anticefalalgico d' elezione, somministrabile per os o sottocute, che sembra possedere interessanti proprietà di stimolo recettoriale serotoninergico selettivo sui 5-HT1, i più importanti per il trattamento delle cefalee vasomotorie.
Tuttavia anche questi farmaci non sono in grado di fornire una risposta definitiva al problema di questi pazienti, che quasi sempre necessitano, almeno nelle fasi di riacutizzazione del dolore, di una terapia preventiva, rappresentata spesso dai sali di litio.
E nonostante tutto, talvolta ci si trova di fronte a casi in cui il ripetersi degli attacchi, la relativa inefficacia delle terapie preventive, la necessità di assumere sempre più forti dosi di analgesici conducono ad un progressivo deteriorarsi delle condizioni psichiche del soggetto, terrorizzato dal dolore, sfiduciato, depresso, come un giovane di origine italiana con cui ebbi modo di parlare un po' più a lungo.
Tuttavia osserviamo che questi soggetti sono spesso persone attive, occupanti posizioni di responsabilità, energiche; nella grande maggioranza uomini, è caratteristica anche la loro struttura fisica (alta statura, corporatura massiccia, viso talvolta dai lineamenti rudi, con zigomi pronunciati, cute spessa e scabra).
Ed una certa "mascolinità" di atteggiamenti si nota anche nelle poche donne affette da questa cefalea, nonché la tendenza ad avere meno figli della media.
Molte delle mie mattine furono quindi impiegate nel "Laboratorio del Metabolismo", inizialmente a seguire i pazienti prima e dopo l'iniezione di metoclopramide, prelevare campioni di sangue, con il tempo di studiare alcuni lavori sull'argomento negli intervalli tra un prelievo e l'altro.
In seguito cominciai i dosaggi radioimmunologici della prolattina sul siero, nonché a frequentare la corsia ed i laboratori del Reparto di Neurologia e Neurofisiologia Clinica, avendo modo anche di assistere, ad esempio, al trattamento del torcicollo spasmodico con tossina botulinica, a discussioni su tracciati EEG, a visite di pazienti cefalalgici dal Prof. Ekbom.
Nel frattempo avevo anche il tempo di portare avanti alcune ricerche personali, in particolare sulla perfusione ematica cerebrale in emicranici in fase intercritica e di crisi indotta, un interesse rimastomi dal mio precedente lavoro.
Il Karolinska Institutet, facoltà di Medicina di Stoccolma, di cui fa parte anche il Södersjukhuset, è, come tutti sanno, un organismo particolarmente rivolto alla ricerca.
Il Södersjukhuset è però un Ospedale in cui moltissimo dell'attività è rivolto all'assistenza al paziente, benché non manchino gli incontri scientifici e vi lavorino ricercatori di prim'ordine.
Nel Karolinska Institutet sono frequenti le conferenze trattanti argomenti a monte della clinica.
Per esempio, una mattina presi parte ad un seminario di biologia molecolare, sui recettori catecolami nergici e sull'accoppiamento stimolo recettoriale-secondo messaggero intracellulare, tramite il sistema della Proteina G, con un relatore americano.
In quell'occasione potei davvero toccare con mano quanto questo Istituto sia aperto a studiosi di tutto il mondo: erano presenti cinesi, indiani, sudamericani ecc. Analoga impressione ebbi nel corso di una visita all'Ospedale di Huddinge, in un sobborgo della parte sud della città, per assistere ad una conferenza sull'immunopatogenesi della Miastenia Gravis.
Quest'ultimo ospedale è più nuovo degli altri da me visitati.
I ricercatori del Reparto di Neurologia sono particolarmente interessati allo studio della patologia neurologica autoimmune, in particolare della Sclerosi Multipla.
In un'altra occasione ebbi modo di prendere parte alla riunione annuale della Società Svedese per lo studio delle cefalee.
Ovviamente ero a conoscenza dei temi trattati, e le diapositive in inglese mi aiutarono a seguire l'esposizione.
Un importante incontro in quella occasione fu quello con il Prof. Lars Edvinsson, noto per le sue ricerche sui mediatori del dolore e sulla circolazione cerebrale.
In uno degli incontri tra i neurologi del reparto mi fu poi chiesto di presentare i risultati della mia ricerca, cosa che feci con orgoglio, ma anche con un po' di comprensibile timore.
Infine in successive visite ai Reparti di Neurologia e di Neurochirurgia del Karolinska Sjukhuset potei assistere al lavoro nel laboratorio del dolore del Prof. Ulf Lindblom e all'irradiazione di neoplasie intracraniche da parte del Dr. Georg Norén.
Particolarmente interessante quest'ultima metodica, denominata Gamma-Knife, che permette di trattare neoplasie di difficile accesso con una tecnica atraumatica, anche quando l'intervento a cielo aperto è impossibile o controindicato dalle condizioni del paziente.
Il paziente, dopo applicazione di un'intelaiatura metallica per tenere la testa esattamente nella precisa posizione, viene studiato accuratamente con TC o RMN; in seguito viene tracciata una mappa delle dimensioni e della localizzazione della neoplasia, ed in collaborazione con un radiofisico viene calcolata la quantità di radiazioni necessaria, che viene poi sommministrata in varie riprese.
Questo tipo di chirurgia è usato prevalentemente per il trattamento di malformazioni artero-venose, di neurinomi dell'acustico (a cui io ebbi l'occasione di assistere), di pinealomi, craniofaringiomi ed altre neoplasie della linea mediana, di meningiomi, nonché di metastasi encefaliche, anche multiple.
Nel Reparto di Neurologia del Prof. Lindblom ebbi l'occasione di assistere alla diagnostica di sindromi dolorose in pazienti affetti da disturbi della sensibilità.
La valutazione clinica della funzione sensitiva comprende la soglia termica, mediante rulli metallici immersi in acqua tiepida o termocoppie applicate a livello degli arti, che possono essere portate a varie temperature; il paziente segnala mediante un pulsante la variazione della sensazione avvertita.
La sensibilità tattile viene testata mediante l'applicazione dei "peli calibrati" di vario spessore sulla cute interessata.
Fui poi invitato con i colleghi a casa del Prof. Ekbom, nel corso di una cena svoltasi secondo le migliori regole dell'ospitalità cordiale, ma un po' formale, tipica di un invito "ad alto livello".
Però verso la fine della serata, fui "costretto" a qualcosa di veramente imprevisto: la Signora Ekbom, una donna intelligente e curiosa, chiese (a nome di tutti, ma seguendo evidentemente un suo pensiero) di recitare qualcosa, qualsiasi cosa, in italiano, per apprezzare la musicalità della lingua.
E qui mi venne in aiuto la mia vecchia consuetudine con Dante e la presenza in casa di una traduzione svedese della "Divina Commedia", ché altrimenti mi sarebbe dispiaciuto troppo tradurre gli episodi di Paolo e Francesca e di Ulisse in una terribile prosa albionica.
Fui poi "cortesemente pregato" di ripetere la stessa performance in occasione di un invito a casa della Dott.ssa Waldenlind, davanti a più di venti ospiti, dopo aver ascoltato alcuni brani per quartetto d'archi interpretati al violoncello anche dalla collega e due canzoni di un'ospite originaria di Pechino. Insomma, un "cenacolo culturale" quasi ottocentesco.
I miei fine settimana erano dedicati alla visita della città e dei dintorni.
I luoghi di interesse non mancano: il Palazzo Reale con gli appartamenti privati, le sale di rappresentanza ed il tesoro della Corona; il Museo Nazionale con una sala dedicata a Rembrandt e numerose tele del Rinascimento Italiano e del '700 francese; il Museo d'Arte Moderna, con quadri di Picasso, Braque, Matisse, Mirò, Dalì, Andy Warhol ed altri ancora; il Museo della Tecnica e delle Telecomunicazioni; il castello di Drottningholm, residenza estiva della famiglia reale; lo Skansen, museo all'aperto delle residenze e negozi di campagna, con la ricostruzione di case rurali, scuole, chiese ecc. dell'inizio del secolo in Svezia; il Museo Storico, con reperti archeologici dalla preistoria all'Alto Medioevo (età vichinga) al 1600.
Altra meta "obbligata" per chi si reca a Stoccolma è la Stadhuset, il Municipio cittadino, con le sale di rappresentanza dove si tiene l'annuale ricevimento dopo la consegna dei Premi Nobel. Ma la visita più interessante fu quella al Vasa Museet, dove da poco più di un anno è conservato un intero vascello del '600, il Vasa, quella che doveva essere la nave ammiraglia della flotta di Re Gustavo Adolfo, ma che si capovolse ed affondò il 10 agosto 1628 nel porto di Stoccolma durante il viaggio inaugurale.
Negli anni '50 un archeologo svedese, Anders Franzén, che era a conoscenza del fatto che nel Baltico i relitti di legno si conservano anche per secoli, fu in grado di localizzare la posizione del Vasa a 30 metri di profondità e diede inizio alle operazioni di recupero del vascello, portate a termine il 24 aprile 1961.
In seguito il Vasa fu sottoposto a trattamenti conservativi del legno ed esposto insieme alla collezione di tutto quanto ritrovato all'interno (le innumerevoli e ricchissime decorazioni scolpite che adornavano i fianchi della nave, la prua, il cassero; arredi, stoviglie, indumenti, perfino la scacchiera di uno degli ufficiali; alcuni cannoni con i loro proiettili, altre armi, gli attrezzi del carpentiere, del barbiere-chirurgo, monete, provviste di bordo, ecc.); insomma, un autentico spaccato di vita del XVII secolo "congelato" per più di 330 anni ed ora esposto alla nostra ammirazione.
Ed infine una curiosità: un collega mi mostrò il monumento a Nacka Skoglund, famoso calciatore degli anni '50, che giocò molti anni in Italia nell'Inter e nella Sampdoria, ritratto nell'atto di segnare direttamente dalla bandierina del calcio d' angolo.
Verso la fine del mio soggiorno, visitai inoltre due isole del Mar Baltico, una svedese (Gotland) ed una finlandese (Åland).
Il capoluogo della prima, Visby, è una cittadina con numerosi monumenti medioevali, ricordo di quando era una città potente ed importante in quanto centro di passaggio e di scambi culturali e commerciali tra la Scandinavia e la Germania.
Conserva una cerchia muraria assai bella, praticamente intatta, molte chiese romaniche e gotiche, purtroppo quasi tutte in rovina, ed un museo con belle statue lignee medioevali ed una ricostruzione di un fondaco dell'epoca.
Poco da dire dell'altra; piccola isola pianeggiante con abetaie, laghetti, numerosi isolotti prospicienti la costa.
Il viaggio di ritorno si è svolto senza intoppi ed ora rieccomi qua nuovamente inserito nel solito lavoro, le guardie, gli ambulatori, i pazienti di corsia, le discussioni coi parenti, le tante cose lasciate in sospeso dalla mia partenza. Ho partecipato al I Congresso della Federazione Europea delle Cefalee a Brema, in Germania, dove ho presentato un poster e rivisto il Prof. Ekbom; ho avuto anche l'opportunità di conoscere personalmente il Prof. Welch ed il Dr. Friberg, entrambi impegnati a diverso titolo nello studio dell'emicrania.
L'opportunità di lavoro e di scambio culturale era e si è confermata utilissima, sia per allargare il mio campo d'interesse con una ricerca sulla cefalea a grappolo su cui non avevo ancora pubblicato alcun lavoro, sia per confrontare le abitudini e le metodologie di lavoro svedesi con quelle italiane, sia per fare nuove conoscenze.
Ma rimane anche il ricordo di un'interessante esperienza in un Paese civilissimo e degli incontri con persone cordiali e signorili.
A quando il prossimo "viaggio di aggiornamento"?
Di seguito le informazioni per mettersi in contatto con il Dott. Marco Trucco:
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