L’ emicrania è una delle forme più comuni di cefalea primaria: si presenta nell’8-15
% della popolazione, in maggioranza nelle donne in età fertile. Secondo la nuova
Classificazione, stilata dalla Società Internazionale delle Cefalee (IHS), si distingue in
emicrania senz’aura (la forma più diffusa, che colpisce l’80 % dei soggetti affetti) ed
emicrania con aura.
L’ emicrania senz’aura è caratterizzata da mal di testa pulsante, di intensità
medio-forte, spesso disabilitante, in genere localizzato in una metà del capo, in sede
frontale o temporale ma anche in altre aree, a crisi di durata dalle 4 alle 72 ore,
accompagnato nella maggior parte dei casi da nausea, talvolta vomito, fastidio alla luce, ai
rumori e agli odori.
Tipicamente gli sforzi fisici acuiscono il dolore e quindi il soggetto tende
a coricarsi, al buio, evitando i rumori e cercando di isolarsi.
Talvolta la crisi è
preannunciata da disturbi dell’umore, incremento dell’appetito od inappetenza, sensazione
di “estraneità”.
Nelle donne molte crisi cadono nei giorni precedenti o seguenti l’inizio dei
flussi mestruali.
Altri meccanismi scatenanti sono le variazioni di orario ed abitudini, il
sonno prolungato o viceversa la perdita di ore di sonno, vari alimenti o bevande (formaggi,
cioccolato, insaccati, alcoolici), situazioni stressanti, variazioni meteorologiche, alcuni
farmaci.
La pillola anticoncezionale può avere effetti vari nella donna emicranica
(peggioramento o anche miglioramento della frequenza delle crisi).
La gravidanza
generalmente è un evento migliorativo sulle crisi emicraniche, specie nel secondo e terzo
trimestre.
L’ emicrania con aura è caratterizzata da sintomi neurologici precedenti
l’insorgenza dell’attacco doloroso, meno spesso sovrapposti ad esso, rappresentati da
annebbiamenti della vista, comparsa di macchie o strie luminose a zig-zag nel campo
visivo, formicolii o (più raramente) disturbi della parola.
La crisi dolorosa è simile a quella
non preceduta da aura, anche se spesso a frequenza e durata inferiori.
L’emicrania con
aura è inoltre in genere meno legata ai meccanismi scatenanti sopra segnalati, ad
esempio nella donna non segue strettamente i periodi mestruali.
Non sono rari comunque i
casi di aura emicranica isolata, cioè non seguita dalla crisi di cefalea, che possono portare
a gravi difficoltà diagnostiche, specialmente in pazienti di età non più giovane.
Esistono altre forme più rare di emicrania con aura, quali ad esempio l’emicrania
emiplegica familiare, unica forma emicranica finora sicuramente ascritta a trasmissione
ereditaria diretta, l’emicrania basilare, con sintomi dovuti a disfunzione del circolo
posteriore dell’encefalo, e alcune forme di emicrania complicata, associate a vere e
proprie lesioni ischemiche cerebrali.
Nell’affrontare un caso di emicrania il medico deve sottoporre il paziente ad attenta
indagine anamnestica, data l’assenza di esami sicuramente diagnostici di tale malattia.
Dopo un completo esame obiettivo generale e neurologico verranno richiesti tests
diagnostici complementari, in particolare se si sospetta una forma secondaria o la
concomitanza di altre patologie che possono influire sul decorso della cefalea.
Anche
indagini di carattere psicodiagnostico possono trovare spazio nell’iter diagnostico
dell’emicrania, dato il frequente scatenamento delle crisi da parte di eventi stressanti e
l’influenza sulla psiche di crisi dolorose ripetute e disabilitanti.
La terapia dell’emicrania si distingue in terapia dell’attacco e di profilassi.
La terapia dell’attacco emicranico si prefigge lo scopo di estinguere in breve
tempo, completamente e senza fenomeni collaterali la crisi di cefalea e i sintomi associati.
Questi effetti sono mirati all’obiettivo di ripristinare quanto prima la capacità lavorativa e la
vita di relazione del soggetto, fortemente compromessa dalla crisi emicranica.
Per decenni i pazienti si sono avvalsi di semplici analgesici ed anti-infiammatori,
talvolta in combinazione con antinausea od altri preparati (tra cui barbiturici od altri
sedativi).
Un farmaco antiemicranico “storico” è poi l’ergotamina, anch’essa assunta da
sola od in associazione.
Gli analgesici e gli anti-infiammatori non sempre sono capaci di estinguere
efficacemente le crisi di intensità elevata.
Inoltre, da soli o più spesso in associazione,
possono condizionare abuso o dipendenza, in quanto la frequenza delle crisi trattate
unicamente con tali terapie tende spesso ad incrementare, mentre l’efficacia dei farmaci si
riduce, con conseguente necessità di aumentare i dosaggi e la frequenza delle
somministrazioni.
L’ergotamina, oltre a provocare fenomeni collaterali a livello vascolare
periferico e cardiaco, può scatenare la cosiddetta “cefalea da rimbalzo” alla sua
sospensione.
Da ciò l’opportunità di riservare i primi a crisi di intensità medio-lieve e
l’ergotamina a crisi a frequenza limitata, sempre monitorandone l’assunzione per evitare
fenomeni di abuso, ed intervenendo con un’efficace profilassi in casi selezionati.
Da più di dieci anni è entrata in commercio una nuova categoria di farmaci, i triptani,
elaborati specificamente per quest’indicazione e dotati di selettività di azione su alcuni
recettori direttamente coinvolti nella genesi della crisi emicranica.
Sono attualmente
prescrivibili in Italia il sumatriptan, lo zolmitriptan, il rizatriptan, l’eletriptan,
l’almotriptan e il frovatriptan, che condividono un meccanismo d’azione simile ma
ciascuno con caratteristiche farmacocinetiche proprie, che rendono possibile una
prescrizione individualizzata in base al tipo di crisi presentata dal paziente.
Tali farmaci
sono indicati soprattutto per il trattamento di cefalea di intensità medio-elevata, meglio se
assunti all’inizio della crisi, e comunque associati a profilassi in caso di frequenza elevata.
Le controindicazioni sono rappresentate da cardiopatia ischemica, angina pectoris,
ipertensione arteriosa non controllata, malattie circolatorie cerebrali o periferiche,
insufficienza epatica o renale gravi, concomitante trattamento con ergotamina o derivati.
La terapia di profilassi è indispensabile in caso di frequenza degli attacchi
superiore a tre al mese, o in presenza di crisi particolarmente intense o scarsamente
sensibili alla terapie.
Non deve far trascurare alcune semplici regole di comportamento
volte a minimizzare l’influenza dei fattori di scatenamento delle crisi (es. ridurre fumo ed
alcoolici, evitare alcuni alimenti o farmaci, regolarizzare gli orari di sonno e veglia, limitare
le situazioni stressanti).
I farmaci più comunemente usati appartengono alle categorie dei
beta-bloccanti, calcio-antagonisti, antiserotoninici, antiepilettici, anti-depressivi.
Nella profilassi periodica (ad esempio in caso di crisi unicamente perimestruali, o cadenti
nei fine settimana) si possono proporre alcuni anti-infiammatori non steroidei o la
diidroergotamina in formulazione a rilascio controllato.
Tutti i trattamenti profilattici
devono essere protratti come minimo tre mesi e controllati mediante diario delle crisi.
In caso di emicrania cronicizzata con abuso farmacologico (che può verificarsi in
caso di assunzione ripetuta e prolungata di tutte le categorie sopra citate), diventa
indispensabile sottoporsi ad un trattamento di disassuefazione, in quanto le comuni
profilassi perdono di efficacia.
Esistono vari schemi di trattamento mirati prevalentemente
alla prevenzione della “cefalea da rimbalzo”, assai comune in caso di sospensione
improvvisa dei farmaci d’abuso, che è comunque indispensabile per ottenere risultati
duraturi.
Recenti studi hanno inoltre riaffermato l’efficacia del trattamento dell’emicrania
cronicizzata mediante tossina botulinica, già in uso presso alcuni Centri specializzati in
Italia e all’estero, ma con risultati controversi.
I pazienti affetti da emicrania o da altri tipi di cefalea possono rivolgersi per informazioni e
supporto all’Associazione Onlus “Lega Italiana Cefalalgici”, Via Valdrighi 141, 41100
Modena – Cell. 333.6744676.
Segreteria Amministrativa Casella Postale 32, succursale 3 – 06123 Perugia – Tel./Fax
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